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Ipertrofia prostatica benigna, quando preoccuparsi?

Ipertrofia prostatica benigna, quando preoccuparsi?

La prostata, con l’avanzare dell’età, aumenta di volume. Questo fenomeno è noto come ipertrofia o iperplasia prostatica benigna, una condizione non associata al tumore dellaprostata né a un aumento del rischio di svilupparlo. Tuttavia, non è da sottovalutare.  Quando preoccuparsi e andare dall’urologo? Risponde il dottor Andrea Russo, urologo e direttore del Centro di Urologia Avanzata, con sede a Milano e Saronno.

«L’ipertrofia prostatica benigna – spiega il dottor Andrea Russo, urologo e direttore del Centro di Urologia Avanzata, con sede a Milano e Saronno – può diventare un problema dopo i 50 anni. Difficilmente, prima di questa età, si mostrano dei sintomi, anche se la prostata aumenta di volume già una prima volta con la pubertà e ricomincia quando si superano i 25-30 anni».

Ipertrofia prostatica: a cosa stare attenti

L’ipertrofia prostatica, restringendo il canale dell’uretra, può dare luogo a:

  • Problemi alla minzione (difficoltà a urinare)
  • Ristagno urinario: sensazione di non aver svuotato la vescica al termine della minzione
  • Ritenzione urinaria
  • Frequenza e urgenza della minzione
  • Flusso urinario alterato
  • Dolore durante la minzione o l’eiaculazione
  • Aumento di frequenza degli episodi di nicturia, cioè bisogno di minzione notturna.

Ipertrofia prostatica, non guardare solo le dimensioni della prostata

Normalmente la prostata è paragonabile nella forma a una castagna di circa 30 grammi. Ma non sono soltanto le dimensioni di questa ghiandola che devono essere valutate. «È vero che gli uomini con prostata di maggiori dimensioni presentano un un maggior rischio di insorgenza di disturbi e di ristagno urinario – continua il dottor Andrea Russo – ma questo può accadere anche con una prostata di piccole dimensioni. Allo stesso modo, una prostata di dimensioni notevolmente aumentate non è necessariamente associata a disturbi urinari. Non si tratta quindi, solo di una questione di volume. Il paziente, quindi, dovrebbe andare dall’urologo non solo se la prostata è ingrossata, ma anche se avverte alterazioni del quadro minzionale, cioè di come urina e delle sensazioni associate. In questo caso, la valutazione soggettiva del paziente viene esaminata in fase di esami diagnostici con l’uroflussometria e l’ecografia per lo studio dell’eventuale residuo minzionale».

Come si cura l’ipertrofia prostatica benigna?

Il trattamento dell’ipertrofia prostatica punta a contenere la crescita della ghiandola. «A questo scopo possono essere utilizzati farmaci alpha-litici, come la tamsulosina e la silodosina – spiega il dottor Andrea Russo – che provocano un rilassamento del collo vescicale (la zona a confine tra vescica e prostata) determinando un miglioramento del flusso urinario. Inoltre, esistono anche terapie a base di farmaci di derivazione fitoterapica, tra cui il più conosciuto è l’estratto di saw palmetto o palma nana (serenoa repens), che ha un’azione decongestionante ma ha effetti nella riduzione della crescita della prostata. Vi sono, infine, i farmaci come la finasteride e la dutasteride che agiscono sul sistema ormonale inibendo la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone, e per questo possono dare cali della libido.»

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